Un voto orientale

La CDU è viva, nel caso fosse necessario ribadirlo. Ed ha ancora il coltello dalla parte del manico. Lo ha dimostrato domenica, nel voto necessario ad eleggere parlamento e presidente del Sachsen-Anhalt, ottenendo quasi il 40 percento dei voti e soprattutto lasciando soltanto le briciole ai partiti che possono ambire a sfidarla e a porre fine al suo dominio.

Il Sachsen-Anhalt è uno stato piccolo, non tanto per le dimensioni quanto per il numero di abitanti: poco più di due milioni, un numero irrisorio rispetto agli 80 milioni di cittadini tedeschi. I suoi risultati politici non sono quindi così importanti, solitamente, ed anche in questo caso non hanno avuto una grande rilevanza. Tuttavia, il voto di domenica ha mostrato alcune dinamiche significative e ha fornito delle informazioni importanti in considerazione delle elezioni di settembre, che andranno a rinnovare il Bundestag e a sostituire Angela Merkel nella posizione di cancelliere.

Per prima cosa, appunto, la CDU non è morta. Era stata data per tale alcune settimane fa e sembrava che il suo crollo nei sondaggi dovesse essere costante, imitando quindi la crisi della SPD, l’altro (ex) grande partito. La formazione di centrodestra veniva da un periodo di scandali e numerosi suoi esponenti si erano dovuti dimettere in seguito ad accuse pesanti, riguardanti anche la gestione dell’emergenza sanitaria. La stessa pandemia era un vero e proprio problema, con il governo incapace di controllarla e di decidere una linea da seguire. Un mese dopo, le complicazioni continuano ad esserci, ma sono passate in secondo piano o vi è stata messa una pezza. La campagna vaccinale sta procedendo velocemente e ha oscurato in fretta la gestione quanto meno discutibile dei mesi precedenti, mentre chi era stato accusato è uscito dal partito o è stato posto al margine. I sondaggi a livello nazionale mostrano come le difficoltà per la CDU siano ancora presenti, ma evidenziano anche come il crollo si sia arrestato ed anzi sia iniziata una lenta risalita.

Trionfo della CDU, ma l’estrema destra conferma le sue posizioni

Venendo ai secondi arrivati, AfD si è resa protagonista di un risultato a tutti gli effetti ambiguo. Il venti percento e il piazzamento al secondo posto sono resi amari dalle aspettative della vigilia: l’estrema destra puntava al colpo grosso e fino ad una settimana fa sembrava possibile la sua affermazione come primo partito. In realtà i conservatori hanno vinto con un margine enorme, trainati soprattutto dagli anziani, e AfD ha rischiato addirittura di essere doppiata. I segnali arrivati al partito non sono però soltanto negativi. Ancora una volta, nella Germania orientale l’estrema destra ha mostrato la propria forza e la propria solidità confermandosi sopra il venti per cento, seppur di poco. Ormai è un’abitudine, un risultato ottenuto in ogni Land da queste parti, un’elezione dopo l’altra: AfD è sopravvissuta alla crescita economica e alla crisi, ad un’ottima gestione sanitaria e al successivo disastro tra l’inverno e la primavera. Non è più classificabile come un fenomeno passeggero, quindi, e bisogna chiedersi se ad Est possa reggere ancora a lungo il cordone sanitario, che impone alle altre forze politiche di non creare alleanze con questa.

Protagonisti in negativo sono stati invece i Verdi, che hanno fatto segnare appena il 5,9 percento. Per la formazione ambientalista esistono tutte le attenuanti del caso: i Länder orientali sono storicamente anziani e conservatori, inoltre il partito ha sempre ottenuto percentuali estremamente basse in queste zone. Fatto sta che i Verdi ormai non si nascondono più e stanno puntando con decisione sempre maggiore alla vittoria nelle elezioni nazionali in autunno: le condizioni sembrano essere estremamente favorevoli e la scena politica non è mai stata così pronta a un deciso cambiamento, dopo sedici anni consecutivi di dominio conservatore. Tuttavia, è impossibile pensare di poter vincere lasciando agli avversari tutta la Germania ad Est dell’Elba, in particolare se a catturare tutti i voti ci pensa la stessa CDU che si vuole superare. I Grünen devono quindi trovare in fretta un modo per comunicare con l’ex DDR, se non vogliono abbandonare ogni loro ambizione.

I risultati di AfD e Verdi, ma anche quelli di Linke e liberali, evidenziano ancora una volta come la situazione politica ad Est faccia storia a sé e resti legata a dinamiche diverse da quelle del resto del Paese. La scena non è però immobile e sembra anzi destinata a cambiare, come mostrato dal voto degli under trenta. Le preferenze dei giovani dell’Est sono profondamente diverse da quelle generali e indicano un maggior equilibrio tra le forze politiche: la CDU è molto più limitata, seguita da vicino da Verdi e liberali, mentre i socialdemocratici sono quasi inesistenti. Soprattutto, però, l’estrema destra si afferma come prima forza politica, mostrando come il suo consenso sia presente – eccome – anche tra le nuove generazioni.