Sovrani tedeschi in terra inglese

La Regina è morta, lunga vita al Re. A Londra sono giorni di lutto: giovedì è terminato il regno di Elisabetta II, morta all’età di 96 anni e dopo avere tenuto lo scettro britannico per ben settant’anni. L’ex principe Carlo è già diventato re, nel frattempo, e tutti gli stati si sono affrettati ad esprimere il loro rammarico per la perdita della Regina e i propri auguri per il nuovo regno.

La morte della regina Elisabetta ha colpito tutto il mondo: negli anni, poche figure politiche si sono dimostrate tanto autorevoli e rispettate. L’evento, poi, ha accesso ancora una volta i riflettori sulla famiglia reale britannica, andando a cercarne segreti e curiosità. E come ogni volta che questo accade, ci si è ricordati delle origini germaniche della famiglia Windsor. Non si può certo dire che sia un segreto, anzi. In Gran Bretagna, il fatto che la Regina avesse sangue tedesco era noto e gli inglesi non mancavano di riderci sopra. Ma anche all’estero, soprattutto dopo l’uscita della serie tv The Crown, le vicende dei reali britannici – anche quelle successe secoli fa – sono di dominio pubblico.

Oggi è assurdo immaginare che un sovrano possa venire da un Paese diverso da quello che regna. Da noi, i Savoia sono stati determinanti nel processo che ha portato all’unità d’Italia, e già soltanto pensare che la regione omonima sia parte della Francia fa uno strano effetto, come se qualcosa si trovasse fuori posto. In Europa però non è sempre andata così, anzi. Per secoli, i regnanti del vecchio continente hanno intessuto rapporti di potere, si sono imparentati tra loro e si sono succeduti l’un l’altro sui più prestigiosi troni. In nessun luogo è stata mantenuta una discendenza purosangue: la priorità, infatti, era quella di costruire alleanze stabili e di mantenere il potere delle monarchie. Era invece secondario che il re, o la regina, potessero vantare una somiglianza con i propri sudditi.

L’arrivo dei Windsor in Inghilterra, all’inizio del Settecento, si può appunto spiegare come il tentativo di dare stabilità alla monarchia britannica: riuscito, come dimostra il fatto che nel 2022 si stia ancora parlando di questa famiglia e dei reali inglesi. Quegli anni, per il Regno Unito, sono particolarmente turbolenti: il Paese viene da lunghi scontri tra la parte maggioritaria della popolazione di religione protestante e la minoranza cattolica.

Ad aggravare la situazione c’è il fatto che la famiglia reale degli Stuart viva una condizione a tutti gli effetti surreale, divisa tra una parte cattolica – i discendenti di re Giacomo II, convertitosi e esiliato anni prima – e una componente protestante, al potere. Né la regina Maria II né tantomeno la sorella Anna riescono ad avere degli eredi, però, ed esiste quindi il rischio che alla loro morte la corona venga reclamata dal ramo cattolico degli Stuart. Ma questo non può accadere: il Paese è lacerato dagli scontri tra le due fazioni religiose e una presa del potere da parte della minoranza fedele al Papa e a Roma potrebbe portare ad una guerra civile.

Nel 1701 interviene quindi il Parlamento, per mettere le cose in chiaro. Lo fa con l’approvazione dell’Act of Settlement, una legge di successione che proibisce formalmente ad un cattolico di diventare sovrano. La norma, poi, è rilevante anche per gli equilibri tra i reali e la camera dei rappresentanti: di fatto, l’iniziativa mostra come il Parlamento sia ormai in grado di imporre la propria volontà sul sovrano, che quindi non è più assoluto.

In base alla nuova legge, alla morte della regina Anna il trono di Inghilterra spetta quindi a Giorgio di Hannover, che si trasferisce dalla Bassa Sassonia a Londra nel 1714. Ma che, a quanto pare, non prende il nuovo ruolo di re britannico troppo seriamente: per molto tempo re Giorgio non parlerà l’inglese e, anche per questo, non riuscirà mai a conquistare le simpatie dei propri sudditi. Anche la nostalgia delle proprie origini non sarà vista di buon occhio, né il re farà nulla per nasconderla: dall’incoronazione al momento della sua morte, si calcola che abbia passato circa un quinto del tempo in Germania, tanto da morire lì e non a Londra.

E il nome Windsor? Arriva dopo. La casata degli Hannover dura fino alla regina Vittoria, a cui succede il figlio Edoardo VII di Sassonia-Coburgo-Gotha, dal nome del padre. La dinastia da allora non cambia più, il nome sì, per una serie di ragioni. Con la prima guerra mondiale, il sentimento antitedesco degli inglesi si fa troppo forte e preoccupa non poco il re, che vorrebbe scongiurare ogni spinta repubblicana. La situazione assume anche un carattere grottesco: sembra che alcune delle bombe cadute su Londra durante il conflitto portassero il nome della casata reale, forse per il luogo di fabbricazione degli ordigni.

Cambiare nome diventa quindi un’urgenza. Vengono presi in considerazione gli appellativi di tutte le vecchie casate, ma ciascuno di questi porta con sé ricordi spiacevoli, che è meglio evitare. Meglio optare per il nome di uno dei più belli tra i castelli inglesi: quello di Windsor, che diventa così il nome ufficiale dei reali britannici, a partire dal 1917.