Il voto italiano, visto da fuori

L’Italia ha votato, e da fuori gli altri stati europei hanno osservato da vicino quanto stava succedendo, più preoccupati che curiosi per i risultati. La Germania in primis: non poteva essere altrimenti, visto che dopo alcuni anni era di nuovo prevista la vittoria di una destra convintamente anti-tedesca, come era successo con Berlusconi prima e con Salvini poi. Tutto, o quasi, è andato come pronosticato.

Ma si sa, una volta chiuse le urne e svelati i risultati, cambiano i discorsi e le attenzioni di giornali e popolazione. Un epilogo che prima era già immaginato viene annunciato con stupore e sulle prime pagine, piuttosto che le analisi, si concentrano articoli che cercano di capire chi sia la persona destinata a governare – Giorgia Meloni, in questo caso. Altre volte ancora, visti i responsi del voto, i media si attaccano a false speranze pur di negare che quanto temuto sia ormai inevitabile: è il caso di Die Zeit, che si chiede se Sergio Mattarella darà l’incarico proprio alla leader della destra o cercherà un’alternativa migliore.

Per comprendere davvero come la Germania abbia atteso il voto italiano e interpretato le sue dinamiche, serve quindi tornare indietro di qualche ora, per guardare gli articoli usciti nella settimana prima del voto.

La protagonista della stampa tedesca è stata, chiaramente, Giorgia Meloni. Ovunque, il suo nome è andato a braccetto con la domanda se lei e il suo partito vadano considerati fascisti: alcuni giornali lo hanno affermato con certezza, altri hanno insinuato il dubbio, in pochi si sono sentiti rassicurati dalle sue parole che negavano una nostalgia per il Ventennio. “A differenza di Marine Le Pen, che in Francia lavora in maniera ostinata per allontanarsi dall’immagine del vecchio Front National, Meloni non ha finora ritenuto nè necessario né opportuno un distanziamento dal Movimento Sociale Italiano” ha fatto notare il Berliner Zeitung. Il quotidiano tedesco, di orientamento progressista, ha sottolineato la presenza della fiamma mussoliniana nel simbolo di Fratelli d’Italia, ma ha riflettuto anche su quanto il fascismo resti attrattivo per la sua proposta di uno stato sociale forte: qualcosa che l’iper indebitata Italia, spiegano in Germania, oggi può soltanto sognare.

In terra tedesca ci si è concentrati anche sul fatto che Giorgia Meloni e il suo partito siano sempre stati all’opposizione – dimenticandosi, spesso, dei governi Berlusconi in cui la leader di destra era ministra. “Nonostante nel Paese la pandemia, la crisi energetica e le conseguenze della guerra siano state gestite bene sotto il governo Draghi, Meloni è riuscita a prendere il volo stando all’opposizione – ha osservato con stupore il giornale conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung – Ha potuto convincere gli scontenti, soprattutto i non vaccinati e i contrari al conflitto”.

Esattamente il contrario di quanto fatto dal PD di Enrico Letta. Il liberale Tagesspiegel ha accusato il partito di “essersi regolarmente sporcato le mani al governo, attraverso continui e pigri compromessi verso destra”, un atteggiamento che lo avrebbe portato a perdere il suo elettorato di riferimento. “Sotto la sua guida rispettabile ma sbiadita, Letta ha presentato un programma ecologista e sociale: durante la campagna elettorale, però, non ne ha parlato” ha sottolineato ancora il quotidiano. Alle origini dell’insuccesso del PD ci sarebbe quindi la scelta di insistere sui diritti delle minoranze: quando le elezioni sono decise da chi non sa come pagare farina, luce e gas, questo è un modo per dire che il centrosinistra non è interessato alla loro quotidianità, ha insistito il giornale.

Infine, dalla Germania si è guardato con stupore e sospetto alle divisioni interne al centrosinistra. Con un elemento curioso: mentre da noi si fa fatica a dare un posizionamento politico al Movimento 5 Stelle, con lo stesso partito che a lungo ha rifiutato di sposare un’ideologia, a Berlino non hanno dubbi a giudicare Conte e compagni come una formazione di sinistra. Al netto delle divergenze sul sostegno al premier uscente Draghi, non si è capito dunque perché i due partiti si siano presentati separati al voto: una decisione spiegabile solo con la volontà di PD e 5 Stelle di essere certi di perdere, ha detto ancora il Tagesspiegel. Che ha chiuso con una provocazione: invece di provare a finanziare i partiti di destra per fargli vincere le elezioni, la Russia di Putin avrebbe fatto meglio a finanziare la sinistra, per perderle. Sarebbe stata più sicura di un successo.

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